Una mostra della Fondazione del Museo del Tessuto fino al 22 settembre racconta la storia del precursore del Made in Italy: fu il padre nobile del prêt-à-porter e del total look
Solo pochi mesi fa il nome di Walter Albini è tornato sulla bocca di tutti: all’acquisto da parte della società Bidayat del marchio era seguita l’indiscrezione che il direttore creativo della rinascente maison potesse essere Alessandro Michele, fresco di divorzio da Gucci. Rumors che a oggi non hanno trovato conferma.
Ma le voci hanno riportato in auge la figura di uno stilista visionario: padre nobile del prêt-à-porter e del total look. A cui la Fondazione Museo del Tessuto di Prato rende invece omaggio a poco più di quarant’anni dalla sua prematura scomparsa.
La mostra è curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini, in programma dal 23 marzo al 22 settembre 2024. ‘Walter Albini. Il talento, lo stilista’ celebra il creativo che la giornalista Anna Piaggi definì “il maestro dell’artificiale naturale” e ritenuto il precursore, all’inizio degli anni Settanta, del Made in Italy che esplose a inizio anni Ottanta con Gianfranco Ferré, Giorgio Armani, Luciano Soprani e Krizia.
Un talento scomparso troppo presto
Walter Albini non visse abbastanza per vedere il crescere e il consolidarsi della moda italiana nel mondo: morì a soli 42 anni nel maggio 1983. La figura di questo stilista, si dice che Anna Piaggi abbia coniato questo termine proprio per Albini, è ora raccontata in una mostra allestita dalla Fondazione Museo del Tessuto che ne ripercorre la parabola dagli anni Sessanta fino ai primi anni Ottanta.
Dalle illustrazioni all’alta moda
Albini, fin da bambino, dimostrò una grande propensione nel disegno degli abiti. Riuscì ad iscriversi al nascente istituto statale d’arte per il disegno di moda e del costume di Torino, unico ragazzo in una scuola tutta femminile ma non potè completare la sua formazione a Parigi a causa della morte prematura del padre.
I suoi primi anni nel mondo del lavoro li dedicò all’attività di illustratore per le pubblicazioni “Mamme e Bimbi”, “Vanità” e “Corriere Lombardo”. Grazie alla giornalista Silvana Bernasconi ebbe modo di assistere alle sfilate di Firenze e Parigi e la sua avventura nel mondo della moda potè partire.
Nella mostra allestita a Prato sono racconta le numerose collaborazioni come stilista freelance e in seguito il percorso creativo che lo ha reso uno dei protagonisti della moda italiana, dagli anni Sessanta agli Ottanta. Infatti per la prima volta, la mostra affianca a materiali grafici: disegni, bozzetti, schizzi, fotografie, riviste di moda e documenti d’archivio[/mrk] a moltissimi abiti, accessori e tessuti mai esposti prima.
Oltre 400 i pezzi di Albini in mostra
In tutto sono visibili oltre 400 pezzi, alcuni provenienti dalla collezione Walter Albini del museo del Tessuto, acquisita grazie a una donazione di Paolo Rinaldi (collaboratore di Albini) pervenuta tra il 2014 e il 2016: [mark]1.700 oggetti tra bijoux, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, abiti e tessuti.
Inoltre sono in mostra alcuni prestiti provenienti da istituzioni pubbliche come il centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma e Palazzo Morando di Milano, e da privati, come la collezione Carla Sozzani – Fondazione Sozzani.
Albini, i 20 anni di carriera da stilista
E’ un percorso, su 1.000 mq, che parte dalle prime esperienze come disegnatore e illustratore per Mamme e Bimbi, Vanità e il Corriere Lombardo, passando poi ad analizzare le collaborazioni come stilista freelance, tra cui Baldini, Krizia, Billy Ballo, Cadette, Paola Signorini, Princess Luciana.
Poi le creazioni a marchio WA, una prima linea presentata a Londra, Venezia e Roma tra il 1973 e il 1974, e i capi della seconda linea Misterfox, fondata nel 1970 insieme a Luciano Papini e specializzata nella confezione di abiti (sfilò a Firenze e a Capri). C’è infine una sala dove trovano spazio gli anni dell’alta moda, dal 1975 al 1983.
Nicoletta Curradi
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