L’opera è la sperimentale trasposizione di 16 “covoni” cilindrici, realizzati in lino, canapa, iuta e metallo con una tecnica di tessitura personalizzata dall’artista e pensati originariamente come land art, all’interno di uno spazio chiuso, estrapolati dal loro contesto naturale e senza più il riferimento della linea dell’orizzonte. Gli elementi appaiono ora come sospesi nell’universo, in un illusorio spazio infinito che, enfatizzato dal progetto illuminotecnico di Jan Bigazzi, rimanda alla ciclicità dei ricordi e al desiderio di scoperta delle proprie radici.
«Alla base del concept dell’installazione troviamo fondamentali concetti universali – spiega la curatrice Inna Khegay – che lambiscono gli strati più profondi della nostra coscienza e ci conducono alle origini ontologiche del mito del viaggio senza fine, dove tempo e spazio si fondono. Nell’installazione si esplica la memoria epigenetica, la comunanza dei codici culturali della civiltà umana”.
Rotolacampo è stato esposto per la prima volta nel 2021 nel parco del Museo-Riserva Naturale Tsaritsyno, a Mosca, nell’ambito della IV Triennale dell’Arte Tessile e dell’Arazzo Contemporaneo. Ispirata all’arte concettuale di Richard Long e alla trilogia del filosofo tedesco Peter Sloterdijk, Sfere, sugli “spazi di coesistenza comunemente dati per scontato” dove gli individui si rifugiano per edificarvi, tramite ricordi e legami, la propria casa, l’installazione è strettamente connessa alla ricerca del sé e diviene strumento di sintesi della storia personale dell’artista, oltre che della memoria collettiva. Nesis ha formulato il progetto mentre stava conducendo ricerche sui propri avi, annotando biografie, ricordi della sua infanzia nel Kuban a Sud della Russia, ricostruendo il puzzle complesso delle fondamenta della propria esistenza e personalità.
In mostra anche “ROCCIA”, una carta fatta a mano di cellulosa e metallo, frutto dell’osservazione di una fenditura in una grossa pietra. «Una moltitudine di strati che aspettavano di essere studiati. Sussulto al pensiero del tempo, degli eventi, dei cambiamenti climatici che vi sono impressi. Queste pietre mi parlano. Mi affido a quel che so, alla mia percezione, al mio stile per costruire la composizione, eppure non meno
della metà è pura intuizione. Nella tecnica della carta a mano è impossibile prevedere quale sarà il risultato finale, e questo mi piace. Posso immaginarmi più o meno quale sarà l’opera, ho un piano, ma il risultato sarà sempre diverso e sempre migliore di quel che mi aspettavo”.
Artista dal talento poliedrico, Yulia Nesis si è sempre confrontata con differenti mezzi espressivi: dall’arazzo alle installazioni, dalla grafica alla land art, spaziando dall’arte tradizionale, con cui vuole trasmettere la ruvida tangibilità del mondo oggettivo, a quella simbolica mediante forme filtrate da una visione emozionale, astratta. In entrambi i casi, le sue opere riescono a restituire, con un approccio minimalista, lo scorrere del tempo, il decadimento naturale delle cose, “la sostanza dei giorni passati, sino alla loro ragione, sino ai fondamenti, alle radici. Sino al midollo” (B. Pasternak).
“Ritrovo nell’opera di Nesis l’intesa profonda con la natura e l’amoroso rispetto per la materia, docile strumento da forgiare con sapienza in modo che divenga narrazione muta di un progetto interiore, dettato dalla mente e dal cuore in pieno accordo”, dice Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle arti del Disegno. “Sono grata, con la Classe di Pittura e con l’Accademia tutta, al nostro accademico d’onore Francesco Bigazzi e all’Associazione Amici del Museo Ermitage (Italia), che in questo come in altri casi hanno reso possibili i contatti con un’artista sensibile e innovativa, di rango internazionale. Il sostegno del Ministero della Cultura conferma l’importanza dell’iniziativa”.
“Luoghi e culture ataviche – sottolinea Andrea Granchi, presidente della Classe di Pittura – per lei sono ispirazione e stimolo per la produzione di forme in cui convivono, con particolare armonia e sensibilità, motivi elementari, arcaici, come la ruota, la circolarità, la capacità di spostamento, affiancati da raffinate abilità manuali nell’intreccio di tessuti vegetali fittamente annodati con repertori di nodi e di intrecci complessi che rimandano ad un’ancestrale universo femminile e alle sue grandi capacità manuali”.
Un filo-destino, dunque, che oltre ad annodare il tempo e trasportare il flusso degli eventi, si collega in modo importante con la città di Firenze, dove Yulia Nesis è arrivata per la prima volta nel 2008 rimanendo affascinata dall’antico rapporto della città con l’arte della tessitura. “Filare – aggiunge l’artista – è sinonimo di esistenza, pensiero, tempo, nella tradizione filosofica è un atto sacro, analogo alla creazione della vita”.
Yulia Nesis è nata a Novorossijsk nel 1984. Dal 2009 ha preso parte a mostre e progetti artistici in Russia, tra cui progetti museali. E’ laureata presso l’Università Statale di Mosca delle Arti e dell’Industria “Stroganov”. Dal 2016 è membro dell’Unione degli Artisti di Mosca. Dal 2022 vive e lavora a Londra.
Nicoletta Currradi
Fabrizio Del Bimbo
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